segunda-feira, 25 de fevereiro de 2013

Nico

Lisbòna - Tehràn

Lo sai,
potrò coglierti in qualche modo,
mai completo, io in questa lingua
eppure fortificato, inteiro nello spaccarsi,
tra l’altra lingua che le mani mie atravessa
e questo petto che strane cose dar bamdàd
per te canta al mattino.
Costruirò in te la patria del cuore
che impazzito si traduce
fra i due estremi dei continenti
rovesciàti,
midunì, dèlam asìre
lo sai, prigioniero è il mio cuore
con grazia no sossego dos beijos,
vou sentir a tua falta
sentir la tua mancanza nella pace
dei baci asheghané mibinàmet
amorosamente ti sguardo.
Ho una grammatica di sentimenti
da insegnarti purché tu conosca
il margine che
dos azuis mais cheios
encarna-se minh’alma

dei più pieni azzurri
mi s’incarna l’anima
di possederci
sempre sul confine estremo
con chi parla del sussurro la notte
con la voce spezzata dall’argento
dove
mazra’é-ye sabz-e falàk dìdam-o
das-e màh-e now
vidi i campi verdi del cielo
e la falce
della luna
nuova
.
Come dirti ancora violentemente
che la casa non è altro che torcia:
irrompe nel cuore tra altopiani
e valli di papaveri bruciati dal sole
dei tuoi baci.
Sì,
anseio o sabor da tua saliva
na minha bocca

ardente desidero il sapore
nella mia bocca della tua saliva

Ma non preoccuparti
zàr-o sim rà khahàm feshànd
bar del-e faghìr-e durtarìn zaminhà

è l’oro
e l’argento
che spargerò sul povero cuore
delle terre più lontane

Sfigurare allora l’oggetto che mi offri
nella lingua più bella
trasmutare il nome in quest’altra costa
pienamente azzurra e restituirla
ai villaggi perduti
riscrivermi così
in te
nelle mille parole che pur ti riconosco
inventare
o pronunciare s g r a z i a t a m e n t e
quello che n o i, come sai,
non apparteniamo
a esta ilha no meio do campo
quest’isola
in mezzo
al campo
,
siamo forse una Triste
Razza
Cantante
spezzata fra le terre che dentro
ci abitano,
ey sàrv-e siminbàr
o cipresso
dal petto d’argento

ascolta come si scuote il cuore
quando nella frattura
ti estraggo come più puro rubino
delle tue labbra accese di parole
non ancora inventate
eppure già sfavilla l’ora di volerti
nos braços desta janela luminosa
nelle braccia di questa luminosa finestra
dar mehmanì-ye aftàb,
zìr-e roshana’ì-ye
setaregàn-e abiràng.
nella festa del sole, sotto il fulgore
di azzurre stelle
Sì, aré, sim,
verrò a cercarti, dar talàbet, à tua procura,
per apprendere con te, ba to, aprender,
teneramente lontani, dur-o latif-o longe
la nostalgia, (ghorbàt-o saudad-o sowdà?)
di quell’ altopiano tra le piazze e le strade,
as ruas e as meydanhà
di una città bella, a cidade-e zibà
bianca tra le colline,
branca dar myan-e teppehà, di silenzio
sokùt perco-me em ti
dove in te mi perdo.



(Domenico Arturo Ingenito )

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